Follieri, il faccendiere italiano che rischia di mettere in crisi i Clinton

di Claudio Gatti

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26 settembre 2007

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Indagato con Cosa Nostra
Il primo a farsi ammaliare fu Vincent Ponte, un italoamericano che Follieri conobbe frequentando il suo ristorante nei pressi di Canal Street, a Manhattan. Negli anni 90, Vincent e suo padre Angelo Ponte erano proprietari anche della seconda più grossa azienda di trasporto di rifiuti di New York. Al centro di una lunga inchiesta della procura distrettuale, la società dei Ponte si rivelò poi essere associata a un cartello controllato dalle famiglie mafiose dei Gambino e dei Genovese (alla fine Vincent Ponte patteggiò una condanna per violazione della normativa antitrust).
Nel 2003, Follieri convinse Ponte a unirsi a lui, e col suo supporto costituì il Follieri Group. Quando il settimanale «L'Espresso » gli chiese di spiegare il ruolo avuto da Ponte nella società, Follieri rispose che non ne aveva alcuno. Ma vecchie pagine del sito web del gruppo recuperate da «Il Sole-24 Ore» lo smentiscono. Lì Vincent Ponte viene presentato come uno dei due vicepresidenti del Follieri Group. Nella stessa pagina web, Andrea Sodano risulta essere l'altro vicepresidente della società e viene presentato come «un ingegnere edile con oltre 25 anni di esperienza» e «stretti rapporti con la Chiesa cattolica».
Ai giornali Follieri ha sempre detto che Sodano aveva avuto un ruolo esclusivamente "tecnico" e non aveva mai svolto alcuna attività di marketing per il gruppo. Ma quest'asserzione cozza con i ricordi di uomini della Chiesa che hanno avuto a che fare con il Follieri Group in Nord America. Anzi, costoro sostengono che la presenza e il cognome di Sodano erano elementi essenziali per il marketing del gruppo.
L'ingegner Sodano non ha voluto rispondere a ripetuti inviti a parlarci, ma il vescovo Pilla ricorda di aver ricevuto una lettera da Follieri che citava apertamente il ruolo di Andrea Sodano nel gruppo e sottolineava il fatto che si trattava del nipote dell'allora Segretario di Stato.
«Fummo avvicinati da Andrea Sodano e da Pasquale Follieri, il padre di Raffaello, a Toronto», aggiunge Donald Onyschuk, vicerettore della diocesi di Toronto della Chiesa cattolica ucraina. «Sodano ci disse di avere stretti contatti con tutto il Vaticano e per dimostrarlo ci mostrò sul suo cellulare alcune foto dei suoi figli con Papa Giovanni Paolo II. E aggiunse che la prima volta che fossi andato a Roma avrei dovuto avvertirlo, in modo che potesse organizzare una visita privata».
Aprire le porte dello Stato pontificio era compito di Tonino Mainiero, un impiegato laico della Congregazione per il Culto Divino e principale contatto di Follieri dentro il Vaticano. Ogniqualvolta Follieri aveva bisogno di dare dimostrazione delle sue entrature, si rivolgeva a lui per organizzare visite esclusive ai giardini o ai musei vaticani.
Gli americani, convinti che Follieri avesse contatti di alto livello al Vaticano, non avrebbero mai potuto immaginare che il suo principale interlocutore a Roma era un semplice impiegato di una congregazione relativamente minore.
Detto ciò,non c'è dubbio che Mainiero ci sapesse fare. Non solo con i tour personalizzati che così tanto colpivano gli amici e conoscenti di Follieri, incluso lo stesso Doug Band e suo fratello. Grazie alla vasta rete della Congregazione per il Culto Divino, aveva infatti contatti con i massimi livelli di diocesi sparse in tutto il mondo.
Subito dopo aver costituito la sua società, Follieri si trasferì in un proprio appartamento. Non un appartamento qualsiasi, bensìuno al 48ڰiano dellaTrumpTower, sulla Fifth Avenue. Costava 7mila dollari al mese, ma l'affitto era incluso nel budget aziendale come spesa di rappresentanza. Accanto a un'altra voce: lo stipendio dell'autista che Follieri assunse dopo essersi fatto dare in prestito la Mercedes bianca con i vetri antiproiettile di Vincent Ponte.
A quei ritmi, i soldi non potevano durare molto. E infatti non durarono. Di fronte alla reticenza di Ponte a finanziare ulteriormente il suo sogno, Follieri decise di rompere i rapporti e cercare nuovi investitori. In altri circoli. Aveva infatti incontrato persone della Clinton Foundation, incluso l'assistente dell'ex Presidente Doug Band, che lo presero per un ricco possidente italiano in grado di finanziare la loro fondazione. In realtà né lui né la sua famiglia aveva alcun possedimento di rilievo. Il padre Pasquale era addirittura sotto processo, accusato di essersi indebitamente appropriato di quasi mezzo miliardo di lire quando era amministratore giudiziario di una società proprietaria di un villaggio turistico. Il processo si conclude nell'aprile del 2005 con la condanna a tre annni di reclusione e l'interdizione "perpetua" dai pubblici uffici.

Il miliardario californiano
Attraverso l'entourage di Clinton, Follieri conobbe il miliardario californiano Ron Burkle. Figlio di un gestore di un negozio di alimentari, Burkle aveva fatto i suoi soldi comprando catene di supermercati. Poi aveva creato un gruppo di fondi di investimento, chiamato Yucaipa, ed era diventato miliardario. Oggi vive in una delle più grandi e prestigiose ville di Beverly Hills, ha un suo Boeing privato ed è amico personale e socio in affari di Bill Clinton (attraverso Yucaipa, in cui Clinton ha una partecipazione).
  CONTINUA ...»

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